intervento di messa in sicurezza delle facciate di Palazzo e case dei Guidacci

Firenze, Piazza della Signoria 24r- 25r- 26r- 27r, via delle Farine 1, via della Condotta

Direzione lavori: Gurrieri Associati
Ditta: Grassi Nesi Restauri Srls
Committente: Bonaccorso Edilizia Firenze

cenni storici

Con ingresso da via delle Farine, il palazzo si impone come il più alto di questo lato della piazza. Sulla storia dell’edificio sono due diverse ipotesi (ambedue riportate dallo stradario di Bargellini e Guarnieri 1978): la prima sostiene che fosse anticamente dei Giugni, poi passato agli Antellesi e quindi acquistato da Cosimo I per insediarvi il Provveditore della gabella dei macine e delle farine (ma vedi a via delle Farine); la seconda lo identifica invece, al pari del precedente, sempre dei Guidacci, come alloggio dei cento e più lanzichenecchi della sua guardia.

“Oggi, restaurato, vi si legge una piccola lapide nella quale si attesta come la base sia autentica, del X secolo”
_Bargellini

I restauri ai quali si fa riferimento furono in effetti condotti tra il 1963 e il 1964, committente il Banco Ambrosiano di Milano, con progetto e direzione dei lavori dell’ingegnere Piero Melucci, che si trovò ad intervenire (come narrato in un articolo su “La Nazione” del 1964) su una fabbrica segnata da pericolose lesioni verticali, provocate dal crescere in altezza dell’edificio nel corso dei secoli senza le dovute attenzioni alla statica dell’insieme. In buona sostanza (ed è facile immaginare questa vicenda come rappresentativa della storia di molti degli edifici del centro storico), secondo Melucci si dovrebbe identificare nel piano terreno e nel sovrastante mezzanino la struttura originaria, databile tra XIII e XIV secolo. Su questa, presumibilmente nel Cinquecento, fu costruito un ulteriore piano coperto da un loggiato. Inglobato quest’ultimo, ai primi del Novecento, l’insieme raggiunse l’attuale altezza, con l’ulteriore coronamento di un attico. Attualmente nell’edificio ha sede un condominio e, al pianterreno, un istituto bancario (Intesa San Paolo) e comunque, nonostante la storia del luogo e l’estensione del fronte (appunto cinque piani più un mezzanino organizzati su quattro assi), l’insieme si presenta all’esterno sostanzialmente come di disegno ottocentesco, peraltro sufficientemente corrente, tanto da far rimpiangere l’impianto neogotico che era stato conferito agli spazi interni del terreno al tempo in cui questi ospitavano (prima dell’intervento del Banco Ambrosiano) l’azienda della ditta Bizzarri. Sulla facciata che guarda alla piazza, al limitare sinistro, è una meridiana che indica contemporaneamente il mezzogiorno medio, fissato dal meridiano di Greenwich, e quello convenzionale relativo al fuso orario (probabilmente da identificare con la meridiana che sappiamo collocata su un edificio della piazza nel 1812 su disegno dell’architetto Giuseppe Del Rosso).

Fonte repertorio delle architetture civili di Firenze a cura di Claudio Paolini.

Relazione tecnica

della verifica di tutta la facciata di palazzo Guidacci  e conseguente messa in sicurezza dalle porzioni di pietra \ intonaco e sottogronda pericolanti

INTRODUZIONE

Il problema della conservazione delle pietre e degli intonaci, facenti parte di complessi architettonici, gruppi statuari ed altri importanti monumenti del passato esposti alle intemperie e all’inclemenza del tempo, esisterà sempre; tuttovia ai nostri giorni sembra più pressante. Un tempo la degradazione degli edifici veniva attribuita genericamente a fattori atmosferici.
L’unica soluzione era una sommaria ripulitura effettuata con spatole e raschietti e il ricovero al coperto, nei casi in cui ciò fosse stato possibile. Per i danni più gravi si interveniva con chiodature e reggette metalliche o con stucchi a base di cemento. Gli innumerevoli interventi di questa natura hanno prodotto o producono esiti deleteri.
Oggi di fronte all’inasprirsi del problema, molti monumenti, rimasti quasi inalterati per secoli hanno subito in pochi anni danni gravissimi a causa del inquinamento atmosferico, piogge acide, ecc.. Si è cercato di studiare a fondo il problema indagando sulle cause del degrado.

 

CAUSE DEL DEGRADO DEGLI ELEMENTI OGGETTO DI  INTERVENTO

Ogni materiale inserito in un determinato ambiente tende a mettersi in equilibrio con esso ovvero inizia un processo di alterazione fisica, chimica e biologica.
I fenomeni di tipo fisico possono essere stati indotti da: Estrazione, Lavorazione, Messa in opera, Sbalzi termici, Azione del gelo, Cristallizzazione salina, Fattori connessi all’umidificazione-essiccamento, l’estrazione e la lavorazione.
La messa in opera della pietra può essere causa di deterioramenti se eseguita senza rispettare l’orientamento relativo alla tessitura osservata in cava o accoppiando materiali diversi e poco stabili dal punto di vista chimico.
Gli sbalzi termici determinano espansione e contrazione diverse sui singoli minerali componenti gli intonaci e le rocce, determinando una perdita di coesione della struttura. Sono invece soggetti a gelività i materiali come la pietra serena (ovvero con pori prevalentemente di dimensioni intorno al micron): l’acqua presente nel materiale lapideo subisce variazione di volume, nel passaggio dallo stato liquido a quello solido con conseguente introduzione di stati tensionali all’interno della struttura stessa.
Si riscontrano fenomeni analoghi a quelli indotti dal gelo e disgelo, in tutte le parti esposte alle intemperie, come anche negli intonaci; il fenomeno della cristallizzazione salina che ha luogo quando in una struttura porosa è presente una soluzione salina in cui, sotto condizione di saturazione o sovra saturazione, cominciano a formarsi cristalli di sale entro gli spazi porosi esercitando pressione sulle pareti dei pori.

I fenomeni chimici che sono manifesti sulle superfici esposte all’intemperie sono:

  • ossidazione
  • idrolisi
  • idratazione
  • dissoluzione
  • solfatazione
  • trattamenti.

L’ossidazione spesso è causa della variazione cromatica della superficie esposta. Idrolisi, idratazione e dissoluzione sono strettamente legate alla presenza d’acqua, e in caso di cristallizzazione di sali, questi ultimi possono precipitare per evaporazione dell’acqua e ricristallizzare internamente creando subefflorescenze o esternamente dando origine a efflorescenza. La solfatazione si ha invece in presenza di piogge acide per acido solforico derivante dall’utilizzo di combustibili fossili contenenti zolfo.
Riguardo la corrosione dovuta a fattori chimici il discorso dunque si complica e si espande enormemente, infatti mentre un tempo gli inquinanti gassosi della atmosfera erano pochissimi oggi soprattutto nelle grandi città il loro numero e la loro varietà è così ampia che è praticamente impossibile comprenderli tutti.
A causa a questi inquinanti si parla oggi, sempre più spesso, di piogge acide anche se questo è solo un aspetto del problema; non dobbiamo infatti dimenticarci dei fumi, delle fuliggini, vere e proprie dispersioni colloidali che ogni anno ricoprono le nostre città con tonnellate di particelle di carbone, catrame, composti organici oleosi, resinosi, eccetera.
L’attacco chimico, in seguito a dilavamento d’acqua piovana, è una delle maggiori cause di degrado. Infatti la pioggia fortemente acida (pH 4:6), soprattutto nei centri urbani e industrializzati, trasporta sostanze inquinanti presenti nell’atmosfera, dando vita così a reazioni chimiche tra il materiale lapideo e gli inquinanti stessi.
I composti che sono causa di tale attacco, sono essenzialmente anidride solforosa, anidride carbonica e ossidi di azoto gassoso in cui sono presenti tracce di acido nitrico, cloridrico, solfidrico e solforico la cui azione è comunque di minore importanza. C’è da notare, come fino al secolo scorso, l’acidità dell’acqua piovana fosse dovuta essenzialmente alla presenza nell’atmosfera di anidride carbonica. L’acido carbonico è però un acido debole e perciò di scarso effetto sui materiali lapidei.
Oggi accanto a l’enorme aumento della anidride carbonica data dall’effetto serra, dovuto principalmente alla combustione degli idrocarburi, troviamo altri gas capaci di trasformarsi in acidi forti: l’anidride solforosa emessa un tempo solo dalle esalazioni vulcaniche oggi è un inquinante diffusissimo sia di origine motoristica (motori a scoppio), sia di origine domestica (caldaie per riscaldamento a gasolio), sia di origine industriale. Questa è in grado, in presenza di pulviscolo e grazie all’irradiazione solare, che funzionano da catalizzatori, di ossidarsi ad anidride solforica. Quest’ultima con l’acqua piovana origina l’acido solforico che è un acido forte ad altissima azione corrosiva ed ossidante.L’anidride solforosa che viene formandosi tramite queste piogge acide, può provocare erosione sui manufatti secondo questo ciclo:

Anidride solforica + Acqua = Acido solforico; SO3+ H2O = H2SO4
Acido solforico + Carbonato di calcio = Acido Carbonico + Solfato di calcio H2SO4 + CaCO3 = H2CO3 + CaSO4

Il Solfato di Calcio (CaSO4 gesso) viene facilmente dilavato dall’acqua.

Comprendiamo quindi che tutte le malte a base di calece idrata (intonaci storici e\o di pregio) sono facilmente deperibili da queste azioni in assenza di una conservazione programmata, come anche le rocce di matrice carbonatica.

Un caso a parte sono  le stuccature a cemento Portland, in quanto non sono da valutare come danni dovuti all’età ma, alla incompatibiltà  verso i materiali e le tecniche murarie tradizionali. L’uso del cemento contraddice inoltre i principi del restauro moderno e in particolare quelli di compatibilità, reversibilità e minimo intervento.
Il cemento, avendo una resistenza meccanica almeno quattro volte superiore a quella  di una malta tradizionale di calce, sia dei mattoni, ciottoli o conci lapidei che compongono una muratura antica, crea delle discontinuità nella parete che possono alterarne il comportamento strutturale e causare gravi danni. Occorre dunque evitarne l’uso negli interventi di consolidamento come il risarcimento delle lesioni o iniezioni entro cavità e pareti con paramenti distaccati oppure utitlizzato per macrostuccature e\o ricostruzioni. L’uso del cemento come malta per lacune di intonaco, per il rifacimento di bozze e bugnati o per la ristilatura dei giunti tra i mattoni o i conci di pietra, è particolarmente invasivo e del tutto irreversibile: il potere di adesione della malta cemento è infatti quasi sempre superiore a quella del materiale del substrato.  Risulta perciò praticamente impossibile rimuovere un intonaco, la sarcitura di lacune o le ristilature dei giunti senza provocare gravi danni alla superficie della muratura, non ultimo si possono verificare distaccamenti in zone dove non è stato asportato totalmente l’intonaco originale, può inoltre favorire direttamente o indirettamente alcune forme di degrado.
Essendo  meno traspirante e permeabile al vapore acqueo delle malte a base di calce, una malta cementizia favorisce il ristagno di acqua nella muratura, ad esempio, dovuta all’umidità da percolazione attraverso fessure o fratturazioni.  Ciò comporta una notevole accelerazione dei tipici danni che si verificano in corrispondenza delle fessurazioni dove si creano infiltrazioni d’acqua e cioè disgregazione e polverizzazione dei mattoni e disgregazione, erosione o scagliatura delle pietre particolarmente predisposte come le arenarie o tufacee. Nei casi più gravi si arriva alla pressoché totale distruzione di alcuni corsi della muratura, con notevole indebolimento strutturale e conseguenti probabili dissesti.

Le malte cementizie sono ricche di sali che favoriscono la formazione di efflorescenze e sub-efflorescenze.
Le efflorescenze sulla superficie della muratura, che oltre ad essere una interferenza estetica sono particolarmente dannose in presenza di intonaci di pregio (decorati, stucchi e affreschi).

Invece le sub-efflorescenze si formano all’interno di borse, fratture e cavillature, che dopo avere saturato queste zone, i cristalli di ettringite esercitano una notevole  pressione, staccando quindi la ricostruzione dalla sua sede e formando lacune di dimensioni maggiori a quelle precedentemente risarcite, come ad esempio le ricostruzioni anche parziali di bugnato, cornici, modanature o bassorilievi di pietra o laterizio.
Le sub-efflorescenze si formano durante la applicazione del cemento idratato sulle lacune degli intonaci antichi (o semplicemente eseguiti a calce) l’acqua di idratazione va a sciogliere il solfato di calcio (prodotto anche dalle piogge acide) contenuto nel clinker del portland che va a reagire con con gli alluminati idrati di calcio CAH con formazione dell’ettringite detta anche sale di Candlot e  dagli addetti ai lavori virus del cemento.

SO4-2+Ca(OH)2 —->CaSO4 * 2H2O + 2OH

CaSO4 — 2H2O + CAH —-> ettringite

l’aumento di volume che si genera a seguito della formazione dell’ettringite  determina l’insorgere di tensioni di trazione, che provocano danni severi sotto forma di fessurazioni, delaminazioni e distacchi.

documentazione fotografica

dei lavori eseguiti in  facciata di palazzo Guidacci

Descrizione in base alla NORMA ITALIANA UNI 11182
in grassetto e corsivo
APRILE 2006

Beni culturali
Materiali lapidei naturali ed artificiali
Descrizione della forma di alterazione – Termini e definizioni

Lato Piazza Signoria

Finto bugnato a calce in fase di distacco: ovvero soluzione di continuità tra strati di un intonaco, sia tra loro che rispetto al substrato, che prelude, in genere, alla caduta degli strati stessi.

Finto bugnato a calce in fase di distacco e esfoliazione: ovvero formazione di una o più porzioni laminari, di spessore molto ridotto e subparallele tra loro, dette sfoglie.

Pietra arenaria detta pietra forte con importante danno da disgregazione: Decoesione con caduta del materiale sotto forma di polvere o minutissimi frammenti. Degrado riscontrato su tutti i portali che si affacciano sulla piazza

Finto bugnato cementizio in fase di distacco a causa della formazione di ettringite tra gli strati di giunzione dei due intonaci.

Operazioni di preconsolidamento con silicato di potassio mirato a evitare possibili perdite di materiale durante le successive operazioni di restauro, interventi di sarcitura delle porzioni di intonaco distaccate mediante malta fibrorinforzata, bio-eco compatibile, ad alta tixotropia  per la ricostruzione a spessore di altorilievi, marcapiani, cornici, mensole, fregi ornamentali in edifici monumentali o di pregio architettonico, anche soggetti a tutela, per evitare ulteriori percolazion di acqua. Operazioni temporanee propedeutiche ad un futuro intervento di restauro.

Evidenza di un rigonfiamento: ovvero sollevamento superficiale localizzato del materiale di forma e consistenza variabili. Bugnato in pietra forte. È stato provveduto alla sua rimozione e al preconsolidamento della zona interessata.

Finto bugnato a calce in fase di distacco.
È stato provveduto alla sua rimozione e al preconsolidamento della zona interessata.

Tutte le foto riguardano una zona particolare dell’apparato decorativo: il cantonale a bugnato situato tra piazza della Signoria e via Farini, il quale presenta numerosi rappezzi incongrui in intonaco cementizio.
Mediante percuotimento manuale delle superfici abbiamo constatato che i rappezzi cementizi suonano a vuoto e  con molta probabilità negli strati di giunzione dei due intonaci(originale e nuovo) si è formata ettringite.
Sul cantonale che si affaccia in piazza Signoria si è distaccato una delle numerose ricostruzioni cementizie della lunghezza di circa 90 cm e dello spessore di circa 4 cm.
Abbiamo quindi messo in atto le operazioni di preconsolidamento con silicato di potassio mirato a evitare possibili perdite di materiale durante le successive operazioni di restauro, e interventi di sarcitura delle lacune mediante malta fibrorinforzata, per la ricostruzione a spessore di altorilievi, marcapiani, cornici, mensole, fregi ornamentali in edifici monumentali o di pregio architettonico, anche soggetti a tutela, per evitare ulteriori percolazion di acqua. Operazioni temporanee propedeutiche ad un futuro intervent0.

Evidenza di travetti e seggiola notevolmente ammalorati.

Applicazione di listello in legno di abete smensolato per aumentare la base di appoggio delle tavelle del sottogronda (operazione da intendersi provvisoria)

Lato via delle Farine

Cantonale a bugnato situato tra piazza della Signoria e via Farini, il quale presenta numerosi rappezzi incongrui in intonaco cementizio.
Mediante percuotimanto manuale delle superfici abbiamo constatato i rappezzi cementizi suonano a vuoto e che con molta probabilità negli strati di giunzione dei due intonaci(originale e nuovo) si è formata ettringite.

Le foto mostrano un danno da disgregazione: Decoesione con caduta del materiale sotto forma di polvere o minutissimi frammenti. Su pietra arenaria (pietra serena) sono state attuate operazioni di preconsolidamento con silicato di potassio mirato a evitare possibili perdite di materiale durante le successive operazioni di restauro. Operazioni temporanee propedeutiche ad un futuro intervento di restauro

Bugnato in pietra arenaria(pietra forte) in fase di distacco e esfoliazione: ovvero formazione di una o più porzioni laminari, di spessore molto ridotto e subparallele tra loro, dette sfoglie.
È stato attuato il preconsolidamento con silicato di potassio e sarcitura con malta

Applicazione di listello in legno di abete smensolato con traveso sulla mezzana fratturata per aumentare la base di appoggio delle tavelle del sottogronda (operazione da intendersi provvisoria) evidenza di travetti e seggiola notevolmente ammalorati.

Lato via della Condotta

Tutte le foto riguardano una zona particolare dell’apparato decorativo: il bugnato eseguito a sbalzo con malta di calce apposto sopra al bugnato originale in pietra forte che invece è a livello degli intonaci. Mediante percuotimanto manuale delle superfici abbiamo constatato che tutta la superficie suona a vuoto e che con molta probabilità negli strati di giunzione tra pietra e calce sono orami distaccati.

Abbiamo quindi messo in atto le operazioni di preconsolidamento con silicato di potassio mirato a evitare possibili perdite di materiale durante le successive operazioni di restauro.

Meridiana lato piazza della Signoria

La lapide della meridiana, è di matrice carbonatica, verosimilmente in marmo di Carrara.

Si presenta in cattivissimo stato di conservazione a causa dei fenomeni di deformazione (Variazione della sagoma o della forma che interessa l’intero spessore del materiale), fratturazione, distacco e disgregazione.

La cornice che avvolge la lapide, anche questa è di matrice carbonatica probabilmente in Bardiglio di Carrara, ha subito anche essa, sotto la spinta della lapide, una deformazione e numerose fratture, di cui le più preoccupanti sono due lesioni gravi. La prima interessa  il lato inferiore  con una fessura di circa 5\6mm l’altra  attraversa parte del rilievo situato in basso. Le due fratture potrebbero causare un cedimento interno (vedi foto videoendoscopia) del marmo centrale con una degradazione che si manifesta con la formazione di soluzioni di continuità nel materiale, diffusamente presente una degradazione differenziale con croste.

La patina biologica è costituita da microrganismi cui possono aderire polvere, terriccio, ecc. L’iscrizione si presenta lacunosa in molte sezioni in piombo a causa della mancanza delle lettere medesime.

Assenza di vegetazione superiore come muschi e piante sia sulla lastra che nel perimetro dela cornice.

Sono state attuate operazioni di preconsolidamento con silicato di potassio mirato a evitare possibili perdite di materiale durante le successive operazioni di restauro, la porzione di cornice rimossa per l’incolunmità pubblica è stata inventariata ed è custodita nei ns magazzini.

Dove è stato rimosso il marmo della cornice  abbiamo provveduto a livellare mediante malta fibrorinforzata, bio-eco compatibile, ad alta tixotropia  per la ricostruzione a spessore di altorilievi, marcapiani, cornici, mensole, fregi ornamentali in edifici monumentali o di pregio architettonico, anche soggetti a tutela, per evitare ulteriori percolazion di acqua. Operazioni temporanee propedeutiche ad un futuro intervento di restauro

Conclusioni

L’analisi del degrado è stata graficizzata tramite i pdf vettoriali sotto forma di mappa,  dove è stata riportata la distribuzione delle informazioni riguardanti il complesso dell’edificio. E’ stata eseguita su un rilievo architettonico supportato da rilievi di dettagli e da documentazione fotografica. Lo scopo della mappa è stato quello di rilevare le diverse patologie di degrado che aggrediscono il manufatto, risalire alle loro cause e quindi programmare gli interventi operativi conseguenti. Su tali informazioni si è basata la diagnosi per l’intervento di messa in sicurezza.

Il degrado delle facciate indica l’avvenuta modificazione del materiale che implica un peggioramento dello stato di conservazione.
Le patologie di degrado che interessano la facciata sono varie. La parte basamentale (o piede dell’edificio), è interessata da annerimento/ingrigimento diffuso imputabile alla ritenzione di sporco e al deposito di particellato atmosferico.

Il degrado antropico ovvero simboli grafici o scritte vandaliche realizzate con pennarelli indelebili, affissioni di manifesti, ecc. sono visibili su una parte esigua della superficie del piano terra. Il paramento murario, soprattutto in corrispondenza delle fasce marcapiano e dei davanzali dei piani superiori, per effetto del ruscellamento delle acque meteoriche, presenta dei colaticci diffusi. Il finto bugnato degli elementi angolari mostrano accumulo di materiali estranei di varia natura, quali, ad esempio, polvere, terriccio, guano e anche rappezzi incongrui di materiale cementizio ovvero non compatibile con il materiale limitrofo.

In generale la superficie di fondo (intonaco) è caratterizzate da fenomeni di:

  • dilavamento diffuso causato dall’acqua delle precipitazioni meteoriche, che ha compromesso sia l’aspetto che la funzionalità della tinteggiatura;
  • degradazione cromatica determinata dalla disgregazione della materia, la decoesione del legante minerale con polverizzazione dei pigmenti e decolorazione degli strati superficiali;
  • lesioni capillari o cavillature superficiali superficiali singole o ramificate;
  • erosione superficiale dell’intonaco;
  • macchie di muffa che si evidenziano con pigmentazione accidentale e localizzata della superficie;
  • distacchi di intonaco che, in alcuni punti della facciata hanno lasciato a vista la struttura muraria sottostante in laterizio, pietra e conci lapidei.

L’apparato decorativo in stucco di intonaco, quali fasce marcapiano, cornici, modanature e cornicione di coronamento è interessato da forme di alterazione e di degrado più puntuali, quali:

  • fratturazione o fessurazione del materiale;
  • perdita di materiale (lacune);

La facciata è interessata da notevoli distacchi di finto bugnato, bugnato in pietra, soglie  e intonaci che hanno lasciato a vista l’apparecchio murario in materiale lapideo e laterizio. Il bugnato dell’elemento angolare (cantonale) posto tra piazza della Signoria e via Farini presenta rappezzi di intonaco cementizio incongruo instabile.

 

Le attivita documentate dalla presente relazione, sono finalizzate alla esclusiva messa in sicurezza temporanea e necessitano, per il loro completamento, di un progetto globale di restauro sia delle tre facciate che di tutte le falde del tetto

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